Una expat a Budapest - La storia di Giulia

Credo di aver sognato di vivere all'estero fin da quando ero piccola.

Mi piaceva già tantissimo l'inglese e desideravo parlarlo alla perfezione.

Di lì a iscrivermi a Traduzione e interpretazione all'università il passo è stato breve. La sorpresa però è arrivata quando, invece che andare a vivere in un paese anglofono, sono finita in Ungheria!

 

Linguisticamente parlando, il mio soggiorno qui a Budapest si è fatto sempre più interessante giorno dopo giorno (e a volte un po' assurdo).

 

Appena arrivata, ho cominciato a lavorare per un'agenzia di viaggio con clienti principalmente spagnoli.

Mi sono inserita in un gruppo di locali e stranieri appassionati di viaggi, membri del famoso sito Couchsurfing, con cui parlavo inglese.

Un paio di sere a settimana andavo a lezione di ungherese base: abbiamo cominciato dall'alfabeto.

 

L'ungherese pian piano procedeva, un po' di grammatica qui, qualche vocabolo nuovo lì, un po' di Duolingo sulla metro andando in ufficio.

Del resto, al lavoro, le colleghe parlavano ungherese tra di loro, spagnolo con me, e io parlavo inglese con hotel, ristoranti e fornitori di servizi vari. Chissà perché, anzi, come al solito, molto presto mi hanno insegnato le parolacce!

 

La musicalità dell'ungherese mi affascinava molto. Hanno delle vocali, come la "ő" e la "ű", che noi italiani neanche ci immaginiamo, per non parlare della "gy" o della differenza tra "ly" e "j". Una frase intera ha un che di alieno, un che di esotico, con qualche "fantasticus" e "super" qua e là che ti fanno pensare di poter capire almeno l'argomento del discorso. Ma no, la struttura della frase mette il verbo alla fine, invece di preposizioni hanno prefissi e suffissi, e ovviamente le parole comprensibili si scrivono "fantasztikus" e "szuper".

Ogni aspetto dell'ungherese è una sfida ad impararlo, a districarlo.

Del resto, non assomiglia né alle lingue slave, né alle germaniche o alle romanze: è una lingua a sé.

 

Per fortuna che imparare una lingua mi appassiona, a prescindere dal risultato! Ho insegnato ai miei genitori a pronunciare correttamente i nomi dei sette ponti sul Danubio, con molto orgoglio. Quando vedono targhe ungheresi in Italia, salutano i viaggiatori con un "jó napot", buongiorno, e ricevono in cambio sorrisi sorpresi.

Mi diverto molto anche a testare gli ungheresi stessi sulla loro grammatica: non si accorgono che in ungherese si dice "egy alma", una mela, e "két alma", due mele. La mela non viene posta al plurale, "almák", perché il numero due, "két", lo esprime già il plurale! Perché mai perdere tempo a rendere plurale anche il sostantivo mela?

Spesso e volentieri, i miei amici non badano a queste meravigliose sfumature.

Parlamento di Budapest Ungheria

Dopo un anno e mezzo, la mia vita da expat ha tralasciato lo spagnolo.

Nell'albergo dove sono andata a lavorare come Reservation Agent ho fatto un'amara scoperta: mi stavo dimenticando l'italiano! Aver imparato il gergo del mestiere in spagnolo e in inglese non voleva dire saper parlare dello stesso argomento nella mia lingua.

Ho fatto qualche figura balbettante di fronte ai clienti italiani.

 

Perlomeno, il mio ungherese aveva fatto qualche passo avanti. Dopo numerosi tentativi con i colleghi, ho imparato a prendere una prenotazione al telefono in ungherese, completa di indirizzo email e carta di credito del cliente.

Non avete idea di quanto è lungo un numero di carta di credito, quando dovete riflettere su ogni singolo numero!

Ricevevo un applauso al termine di ognuna di queste telefonate.

Il massimo momento di gloria, però, è stato quando, nel descrivere la camera a un cliente, non mi veniva la parola per "vasca da bagno". Dopo qualche secondo di panico, ho detto che nella camera c'era un "secchio"!

I colleghi hanno riso, il cliente pure, e per fortuna ha cominciato a parlare in inglese.

 

Dopo 6 anni a Budapest, temo che il livello del mio ungherese si sia fermato: invece di sforzarmi di fare pratica e ingrandire il mio vocabolario, mi sono accontentata di sopravvivere nelle situazioni comuni. Il mio spagnolo è arrugginito, ma ancora vivo. L'inglese è la lingua di tutti i giorni, con mio marito e con gli amici, al ristorante e per strada, punteggiata di espressioni ungheresi ed esclamazioni italiane. L'italiano è il mio passato ma anche il mio futuro: lo parlo con mio figlio di pochi mesi, con modi di dire in dialetto qua e là.

 

Rispetto ai miei sogni di bambina, la mia vita a Budapest è una sorpresa assoluta, piena di emozioni e novità.

Per quanto riguarda le lingue... volevo definirmi bilingue o trilingue, e invece ora posso dirmi solo "bye-lingual" e "try-lingual"!

 

Giulia - Travelling Sunglasses

 

(Il blog di viaggi di Giulia ha l'obiettivo di fornire itinerari e consigli di viaggio per utilizzare al meglio tempo e denaro, con efficacia e spontaneità.)

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Commenti: 10
  • #1

    Beatrice - www.ilmondosecondogipsy.it (venerdì, 23 ottobre 2020 11:44)

    Quando sono stata in Ungheria mi è successo per la prima volta di non riuscire a capire nulla di quello che c'era scritto in giro. Parlando 4 lingue, è una cosa che mi succede di rado, e ovviamente, non lo sopporto.

  • #2

    Alessandra (venerdì, 23 ottobre 2020 11:50)

    Ma che bello questo racconto e complimenti per il tuo coraggio nel trasferirti e iniziare una nuova vita! Siamo stati a Budapest alcuni anni fa: è veramente molto bella! Ci è piaciuta moltissimo la parte alta dove si trova il Bastione dei Pescatori.

  • #3

    Marina - https://viaggimarilore.wordpress.com/ (venerdì, 23 ottobre 2020 12:34)

    Che nell'esperienza di vita! Invidio un po' le persone che hanno questa capacità linguistica e soprattutto la curiosità alla base di imparare un'ennesima nuova lingua. Congratulazioni e auguri per il futuro!

  • #4

    Claudia (venerdì, 23 ottobre 2020)

    Stimo molto chi cambia luogo in cui vivere. Chi si butta nel cambiamento. Sarà che vorrei tanto cambiare anche io. Mi piace leggere storie come questa.

  • #5

    Helene (venerdì, 23 ottobre 2020 15:25)

    Invidio e apprezzo tantissimo chi ha il coraggio di buttarsi come hai fatto te. Io non avrei probabilmente il coraggio, soprattutto perché anche il mio inglese, studiato anni a scuola, è molto elementare e non saprei proprio da dove iniziare per "sopravvivere". Ultimamente il sogno è quello di trasferirci raggiunta la pensione, chissà...

  • #6

    Michela (venerdì, 23 ottobre 2020 15:29)

    Giulia fatti coraggio e riprendi in mano l'italiano! Difficile a darsi quando per molti anni vivi all'estero e devi imparare lingua e usi e costumi locali. Ma non ti dimenticare che sei italiana e fai tesoro della nostra lega che ha dato origini a molte altre lingue n mondo!

  • #7

    Paola (venerdì, 23 ottobre 2020 19:38)

    L'Ungheria è molto vicina a me e alla mia famiglia, perchè, anni fa, mio fratello ha pensato di sposarsi con una cittadina di Budapest. Quel linguaggio disastrosamente difficile (ho letto che è molto simile all'islandese, almeno come origine) è entrato nella nosta casa. E poi palacinte e altri cibi ungheresi. E poi il mio incontro con quella che ora è una delle mie migliori amiche: da dove arriva? Ma da Budapest! Chissà cosa ho combinato in Ungheria nella vita precedente! Posso però capire le tue immense difficoltà! In tanti anni "igen" è l'unica cosa che so dire!

  • #8

    Claudia (sabato, 24 ottobre 2020 13:01)

    Budapest è una città magnifica! Chissà perché ma quando si impara una nuova lingua le parolacce sono tra le prime a sapersi �

  • #9

    Eliana (sabato, 24 ottobre 2020 14:06)

    Il racconto è davvero divertente e mi ha fatto sorridere l'aneddoto del secchio in stanza! Quando si impara una lingua è davvero tutto nuovo e bisogna sentirsi parte di una certa cultura altrimenti tanti sforzi sono vani!

  • #10

    Michela A. (lunedì, 26 ottobre 2020 08:32)

    Parlo 4 diverse lingue oltre all'italiano e in viaggio, cerco sempre di imparare qualche vocabolo di nuove lingue e/o provare a capire qualche scritta. Ce l'ho fatta in Giappone, ma in Ungheria no!